14 giu 2018

RECENSIONE: Olivia Crosio - Quando mi sei accanto



TITOLO: Quando mi sei accanto
TITOLO ORIGINALE: Quando mi sei accanto
AUTORE: Olivia Crosio
SERIE: /
GENERE: Narrativa Contemporanea
POV: Alternato
FINALE: Autoconclusivo
EDITORE: DeA Planeta





TRAMA: 

Lei, lui, l'altro. La brava ragazza, il bad boy e il buon cavaliere dai capelli d'oro. A unirli, trent'anni di avventure e di emozioni. 
Courmayeur, estate 1973. Tutto inizia con tre ragazzi in fila indiana, diretti versi la cima del Monte Bianco, insieme senza quasi conoscersi. 
Davanti c’è Alex, il ribelle del paese, capelli neri arruffati e atteggiamento da rockstar: un mito per le
femmine e insopportabile per gli altri maschi. In fondo c’è Chicco, il tipico bravo ragazzo dall’animo sensibile, camicia e viso pulito da signorino di città. Al centro sta Chiara, per entrambi “la piccola Chiara”, perché ha solo sedici anni e una bellezza innocente che va guidata e protetta. Sanno poco o niente l’uno dell’altra, né possono immaginare che da quel giorno il destino li terrà per sempre uniti. E per trent’anni si allontaneranno e si avvicineranno nei modi più imprevedibili, facendogli sperimentare tutte le follie del cuore. 



RECENSIONE: 

Bentornate care Lovers, oggi vi parlerò di un libro che mi ha colpito molto ed ho amato fin dalle prime righe, una storia lunga trent’anni che vi terrà incollate alle pagine. 
Tre protagonisti dunque, che si incontrano un giorno di Agosto, lungo un sentiero di montagna coperto di aghi profumati di pino, Chicco, il bravo ragazzo borghese che vuole proteggere Chiara e l’altro, Alex, bello, selvaggio e attratto dalla ragazzina. 
Alex il tenebroso, fisico asciutto, capelli neri lunghi da rockstar interpreta bene la sua parte di bello e dannato, cui le ragazze non sanno resistere e Chiara non fa eccezione. 
Ho detto tre protagonisti che in presa diretta descrivono i loro incontri/scontri ma devo correggermi, sono in quattro che si incrociano per non lasciarsi più, è la montagna Valdostana la quarta compagna che con i suoi boschi, i suoi sentieri, gli animali, gli uccelli, fa da sfondo continuo, a volte fisico a volte con il ricordo, e che culla e accoglie i nostri tre durante questo lungo periodo. Una figura costante che non li abbandonerà mai. 
Alex, un’anima irrisolta, dal passato doloroso cui non riesce a sfuggire, e che si nasconde dietro quest’apparenza granitica di superficialità che ostenta con soddisfazione. Ma non aveva fatto i conti con Chiara, questa ragazzina sedicenne che lo inquieta, la sua aria pulita e fresca lo colpiscono in un modo cui non è preparato né vuole sottrarsi. 


"Stamattina mi sono caricato la piccola Chiara. 
Mi piace chiamarla così: la piccola Chiara. 
Non so perché l’ho fatto. Ci dev’essere per forza un motivo? 
Ne avevo voglia e basta. Mi sembrava tipo da apprezzare una bella gita nella natura. 
Così è stato...le ragazze si inteneriscono sempre per gli sfigati e questo mi ha fatto pensare che,
 non vedendomi come tale, lei per me non si intenerirà mai. Bene. 
Quello che voglio ispirarle è altro." 


Chiara, capelli biondi lucenti e un animo sensibile e ruvido allo stesso tempo, un giorno di Agosto decide di accompagnare Alex, seguita però dal mastino Chicco, che vuole tenere sotto controllo la situazione annusando il pericolo. Comincerà così un percorso che le sconquasserà la vita futura, un terremoto silenzioso che esplicherà la propria forza distruttrice. 


"Quando mi ha invitata non ci volevo credere. 
Quel figo di Alex che invita me, una sbarbina, a una gita in montagna! 
m’intriga ma lo temo, mi incanta mi spaventa lo seguirei dappertutto, con terrore. 
Ebbene sì, sono confusa."


E poi c’è Chicco, il bravo ragazzo, l’antagonista di Alex, biondo, senza grilli per la testa, il classico signorino per bene che nel bene e nel male rimarrà sempre presente, negli anni a venire. 


"Ecco qualcosa di cui non mi è mai importato niente: le gite in montagna. 
Ma Alex è così, lui deve sempre distinguersi…
le sbarbine gli muoiono tutte ai piedi, compresa quella rimbambita di mia sorella Elena. 
Per questo sono finito qua...quando l’ho vista arrivare al bar 
con i calzoncini rosa con l’orlo rivoltato, la maglietta bianca e lo zainetto a righe, 
quel suo faccino tondo e liscio e quell’abbronzatura dorata da biondina mi son detto: 
‘come faccio a lasciarla sola con questo bastardo che si sta bevendo un caffè corretto grappa alle dieci di mattina e si muove esclusivamente con quella cafonata del Montesa 250? 
Sono amico di suo fratello, non la posso abbandonare...
bevo un sorso dalla mia bottiglietta e intanto li guardo, appollaiati sul sasso a conversare. 
La Sirenetta e lo Squalo."


Inutile dire che tra Chicco e Alex non c’è simpatia, anzi l’astio di Chicco nei suoi confronti è più che evidente, sempre in bella mostra, lanciato come un’arma. 
I due sono talmente diversi da irretire comunque Chiara che rimarrà legata a loro per i prossimi trent’anni, tra rapporti intervallati dai continui tira e molla logoranti e all’apparenza infiniti. 
Molto toccante, retrò oserei dire, l’utilizzo di bigliettini come scambio amoroso che usa Alex per tirare fuori il vero sé con Chiara, all’insaputa di Chicco che comunque sospetta e sente vivo più che mai questo rapporto morboso tra i due, di cui non sopporta l’esistenza e vorrebbe cancellare dalla faccia della terra. 
Una tragedia personale colpisce Alex segnandolo nel profondo, acuendo quelli spigoli, quelle sfaccettature della sua anima tormentata che non riesce a far tacere, allontanandolo dal vero amore della sua vita, sfuggendo e scomparendo, invano, da Chiara. 
Lei dal canto suo, affronta la vita aggrappandosi a Chicco, rassicurante e sempre presente ma un’ombra arriva ad offuscare il suo destino, provandola nel profondo e minando la sua identità di donna. 
Chicco non sta a guardare, rimane sempre dietro, in disparte e in un angolo ma nei momenti cruciali lui c’è, non scappa come fa Alex, non si nasconde dietro la sua immagine di tenebroso e dannato perenne. 
La fine arriva inesorabile, la chiusura di un rapporto instabile e malfermo è destinata a chiudersi in qualche modo e sono sicura, sarete d’accordo con me, è l’unico modo, non giusto ma inevitabile. 
Riporto un pezzo di Alex che mi ha colpito, mi ha emozionata e toccata nel leggerlo, frasi che entrano dritte come una lama ma che delineano in qualche modo il suo vero essere. 


"Certe volte mi ci perdo nel bosco, pur sapendo benissimo dove sono...
quando mi fermo e ascolto, il silenzio apparente risuona di fruscii e richiami che non sempre riconosco e a volte mi spaventano. 
Nel bosco mi pongo domande destinate a rimanere senza risposta, 
eppure ci vado lo stesso perché non posso farne a meno 
e dopo un po’ che non ci addentro mi manca...
amo la pace che lo riscalda e i raggi di sole che lo attraversano nelle mattine d’estate, 
capaci di guarire malumori offese e ferite...
non lo attraverso mai rimanendo uguale a me stesso. 
La mia anima è questo bosco. 
So di contenere il mio rifugio, ma anche il mio nemico sconosciuto."


Mentre leggevo mi sembrava di essere anch’io con lui, in quel sentiero, in quel bosco, di sentire il profumo dei funghi o degli aghi di pino e di avvertire presenze intorno a me. 
La vita del bosco è quella che appartiene ad Alex, è l’unico luogo in cui si riconosce e nel quale si perde per potersi ritrovare, e l’unica persona che riesce a seguirlo è solo lei, Chiara. 
A lei sola è data la capacità di capirlo e interpretarlo, nonostante i suoi rifiuti, i suoi biglietti scritti di getto, nonostante le ore di passione travolgenti che solo con lui vive. 
Povero Chicco, un po’ mi ha intenerito, quel suo essere estraneo al mondo vero, vitale di Chiara dal quale è precluso che nonostante il suo essere presente nel momento più duro per lei, non è mai abbastanza, non è sufficiente per arrivare direttamente alla sua anima. 
Confesso che nell’ultimo capitolo mi sono commossa, l’autrice è stata delicata nell’accompagnarmi all’epilogo che si intuisce solo poche pagine prima, e quasi come una melodia dolce mi ha cullata portandomi alla parola fine, parole scritte e lasciate per 15 anni accartocciate sotto la sella del suo motore. 


"Ma nell’angolo delle moto, lo vedo, c’è il Montesa...
mi avvicino. È impolverato, arrugginito, con le gomme sgonfie, 
tutto quello che può essere una moto ferma da quindici anni. 
Infilo le dita nel solito posto sotto la sella. 
Trovo subito il biglietto...fuori ha ripreso a nevicare. 
Esco dal garage, chiudo la porta basculante e torno a casa."


Questo libro mi è piaciuto moltissimo, mi ha emozionata, fatto piangere e sorridere, mi ha fatto arrabbiare e mi ha fatto tornare ai miei sedici anni quando anch’io ero innamorata persa di un ragazzo più grande, stessa età di Alex e stesso tasso di popolarità tra noi “sbarbine”, mi sono rivista in quei sentieri di montagna con il cielo azzurro sopra la testa e il cuore gonfio di emozione solo perché ero vicina a lui. 
Ho apprezzato la scrittura dell’autrice che attraverso i monologhi in realtà faceva parlare non solo i protagonisti, ma un intero universo di sensazioni, di ricordi e di vita che arrivano dalle parole scritte. 
Lo consiglio vivamente, di cuore a chi quel cuore vuole ritrovarlo vivo e pulsante, attraversando gli anni guardando comunque in faccia al futuro che aspetta sempre, inesorabile il nostro arrivo. 







Recensione                Editing


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